La Svizzera pronta a rilanciare una flotta “rossocrociata”

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Solo il 10% delle 87 navi attaccate dagli Houthi in questi mesi era riconducibile a bandiere-Stato ovvero a bandiere che hanno effettivamente alle spalle uno Stato in grado di difenderle anche attraverso l’utilizzo delle Marine militari; per il resto si tratta solo di navi battenti bandiera di convenienza. E questo uno dei dati, illustrati dall’avvocato Lawrence Dardani nel corso della settima edizione di “Un mare di Svizzera” utili per riaccendere i riflettori sulle motivazioni che spingono gli armatori a scegliere il registro di immatricolazione delle loro navi.  Certezza del diritto per quanto riguarda finanziamenti e ipoteche, snellezza ed efficienza nelle procedure burocratiche e – come detto – protezione delle navi anche in aree a rischio geopolitico, sembrano essere diventati tra i fattori chiave per la scelta del registro di immatricolazione.

Lo ha confermato anche Ignazio Messina, Ceo dell’omonima compagnia di navigazione, che da un lato, ha ribadito la volontà di mantenere le navi sotto bandiera italiana; dall’altro non ha fatto mistero delle difficoltà nascenti da procedure e tempi della burocrazia “non comparabili e non competitivi” anche rispetto ad altre bandiere comunitarie.

Ed è proprio in questo quadro di riferimento che si sono accesi i riflettori a Lugano su una novità che potrebbe rivelarsi epocale: a oltre un secolo dalla decisione del governo Svizzero di promuovere e incentivare la nascita di una flotta mercantile elvetica (a cavallo fra le due guerre mondiali), mettendo in campo anche fidejussioni pubbliche, e a fronte della realtà di sole 13 navi che oggi  battono la bandiera rossocrociata, proprio in queste ore il Consiglio Federale a Berna ha deciso di cancellare tutti i requisiti vincolanti (sede, finanziamento, governance direzionale ed equipaggi nazionali) che sino a oggi avevano impedito la rinascita di una bandiera elvetica sui mari.

A rivelarlo è stato l’avvocato di Lugano, Adriano Sala, che ha sottolineato come questo improvviso processo di deregolamentazione della Marina mercantile svizzera sia stato deciso in un momento in cui i venti di guerra che soffiano sul Mar Nero o sul Medio Oriente incombono anche sulle catene logistiche di approvvigionamento della Confederazione.

Per altro la bandiera svizzera sembra rispondere a tutti e tre i requisiti per la scelta di un registro di immatricolazione: poca burocrazia, certezza e tutela delle ipoteche, neutralità storica della bandiera; a ciò si aggiunge la relazione con uno dei sistemi finanziari e bancari più forti del mondo. E, perché no, alla presenza in Svizzera del numero uno del mercato container, la MSC di Ginevra, e di una delle compagnie leader per il trasporto di rinfuse, la Nova Marine Carriers di Lugano che anche oggi – per voce del suo Ceo, Vincenzo Romeo – ha denunciato i rischi di una concorrenza sleale determinata dall’applicazione della tassazione ETS (per emissione dei fumi) solo sulle navi europee.

 

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