La seconda presidenza di Donald Trump non frena le decisioni della Fed che il giorno dopo le elezioni annuncia un nuovo allentamento dei tassi d’interesse di 25 punti base. Il secondo taglio consecutivo ha portato il costo del denaro negli Stati Uniti al 4,50%-4,75%, dopo una più aggressiva riduzione di 50 punti base a settembre.
La Banca Centrale Americana potrebbe tuttavia intraprendere una politica più restrittiva, moderando il ritmo dei tagli dei tassi intrapreso negli ultimi mesi cosa che potrebbe avere effetti anche sui mercati europei. Jerome Powell ha detto che l’America si avvicina a tassi neutrali e per questo motivo potrebbe essere ragionevole procedere più lentamente con i tagli, ma “nel breve termine il risultato delle elezioni non avrà effetti sulla politica della FED” ha commentato il banchiere. Per dicembre, dunque, ci si aspetta un’ulteriore riduzione di 25 punti base e una serie di tagli il prossimo anno, fino a portare i tassi al 3,5%
Cosa ci aspetta intanto da quest’altra parte dell’oceano? Lo abbiamo chiesto all’Ufficio studi di WeUnit.it
La vittoria del tycoon potrebbe avere un impatto concreto sui tassi dei mutui italiani che rischierebbero nuovamente di crescere, in particolare quelli fissi, perché la decisione della FED di rallentare con i tagli dei tassi comporterebbe un incremento dei rendimenti dei titoli di Stato americani, i quali diventerebbero ancora più appetibili rispetto a quelli europei. Un simile scenario, spiegano gli esperti di WeUnit.it potrebbe portare a una fuga di capitali verso gli Stati Uniti, con l’effetto di spingere al rialzo le vendite e i rendimenti dei titoli obbligazionari europei, influenzando anche gli indici di riferimento (Irs) utilizzati per i mutui a tasso fisso in Italia. Se questi Irs dovessero aumentare, anche i tassi dei nuovi mutui tenderebbero a salire. Gli esperti ritengono che questa ipotesi non sia affatto remota. Infatti, da alcuni giorni il mercato obbligazionario europeo (come l’ETF Euro Government Bond 15-30 anni) sta registrando un aumento dei rendimenti, trainato dai titoli di Stato americani, con segnali di un inizio di rialzo anche per gli Irs.