Pubblicato il report “Future of Automotive Mobility”

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Arthur D. Little ha pubblicato oggi la IV edizione dello studio “Future of Automotive Mobility”, che offre un’analisi dettagliata dei principali mercati e mette in luce le principali tendenze e sfide del settore a livello globale. Basato su una ricerca che ha coinvolto oltre 16.000 consumatori in 25 Paesi, lo studio dimostra come le previsioni fatte nell’ultimo decennio rispetto a una mobilità connessa, autonoma, condivisa ed elettrica (CASE – Connected, Autonomous, Shared, Electric) siano ancora lontane dalla realtà.

Dallo studio emerge come, nonostante la transizione verso la mobilità elettrica stia accelerando (seppur ancora con una tendenza a scegliere soluzioni ibride, piuttosto che un passaggio diretto ai veicoli completamente elettrici), il 44% degli attuali guidatori di veicoli a combustione interna (ICE), a livello globale, intende mantenere lo stesso tipo di motore per il prossimo acquisto.

Se da un lato i veicoli sono sempre più connessi, i consumatori nutrono ancora preoccupazioni legate alla sicurezza rispetto a soluzioni spinte di guida autonoma; preferiscono, infatti, un’assistenza alla guida rispetto ad una guida autonoma totale.

Lo studio evidenzia altresì un crescente divario tra i mercati automobilistici “maturi” di Nord America, Europa e Nord Est Asiatico, ove i consumatori sono meno propensi a innovazioni legate alla digitalizzazione e alla guida autonoma, e i mercati emergenti come Cina, India, Sud-Est Asiatico e Medio Oriente, dove la proprietà dell’auto continua a crescere e i consumatori sono più aperti alle nuove tecnologie. Per quanto riguarda l’elettrificazione, i mercati maturi (esclusi gli Stati Uniti) stanno rapidamente adottando veicoli elettrici, mentre nei mercati emergenti, a eccezione della Cina, l’adozione procede più lentamente.

Il campione di utenti analizzato rappresenta oltre l’80% delle immatricolazioni globali di auto nuove, e si basa su 10 milioni di osservazioni individuali.

Dal 2015, anno in cui è stato lanciato il primo studio sul futuro dell’automotive, anche in Italia è sempre più evidente che il futuro non possa prescindere dall’impegno verso la sostenibilità e la digitalizzazione del settore,” afferma Giancarlo Agresti, Partner di Arthur D. Little Italia. “Tuttavia, ancora numerosi ostacoli si incontrano nel percorso verso la completa transizione a una mobilità connessa, autonoma, condivisa ed elettrica. L’edizione 2024 del nostro studio analizza ed esplora le principali sfide e opportunità del settore automobilistico, e ci aiuta a comprendere le scelte dei consumatori per poter identificare le migliori soluzioni per il pubblico e il privato.”

In Italia, sono stati intervistati più di 500 consumatori, di tutte le fasce d’età, equamente distribuiti tra i generi. Sono affrontate cinquearee principali, dal profilo della proprietà, alla propensione verso i nuovi servizi di mobilità e la guida autonoma, all’impatto della digitalizzazione sui modelli di vendita e ai powertrain alternativi.

  1. Profilo di mobilità e proprietà dell’auto

In Italia, il 75% dei consumatori sceglie una “nuova auto” per il prossimo acquisto: si tratta di una percentuale significativamente più alta rispetto alla media europea, dove soltanto il 60% opta un’auto nuova. Dal punto di vista della sostenibilità, per oltre il 60% degli intervistati la sostenibilità è importante/ molto importante al momento dell’acquisto del prossimo veicolo (rispetto al 50% della media Europea).

  1. Nuovi servizi di mobilità

Gli italiani restano fortemente legati alla proprietà dell’auto, con il 63% degli intervistati che non rinuncerebbe al proprio veicolo, pur prendendo in considerazione l’ampia offerta di nuovi servizi di mobilità. Questo dato è in linea con i mercati europei e altri mercati maturi, mentre nei mercati emergenti i consumatori sono più propensi a rinunciare (e.g., 25% in India, 40% nel sud-est asiatico) alla proprietà.

  1. Guida autonoma

La fiducia degli italiani nei confronti della guida autonoma è in calo: nel 2023, il 44% degli utenti ha espresso opinioni sfavorevoli, citando la sicurezza come principale rischio. Questa tendenza riflette la crescente diffidenza osservata anche negli Stati Uniti e in altri Paesi europei, mentre in Cina e in altri mercati emergenti si registra una propensione positiva verso i veicoli a guida autonoma.

  1. Impatto del digitale sui modelli di vendita

I consumatori italiani prediligono l’online come canale per raccogliere informazioni e confrontare offerte, ma preferiscono ancora il canale fisico (offline) per la configurazione e l’acquisto finale del veicolo.

  1. Powertrain alternativi

Sono analizzate le intenzioni di acquisto e le relative tendenze:

o   Quasi il 30% dei consumatori italiani prevede di sostituire la propria auto con un veicolo a combustione interna – dato stabile rispetto al 2018 e al 2020, ma inferiore rispetto alla media europea del 44%

o   La seconda opzione sono gli ibridi: più del 40% degli italiani acquisterebbe un HEV (veicoli ibridi) / PHEV (veicoli plug-in) – 21% per ciascuna categoria

o   Solamente il 16% degli intervistati opterebbe per un BEV (veicolo ibrido a batteria), in linea con Paesi europei come la Germania (18%) e la Francia (13%), seppur in netto contrasto con l’atteggiamento positivo dei Paesi nordici (e.g., 47% in Norvegia). Nonostante il trend dei BEV sia passato dal 4% nel 2018 all’attuale 16%, il dato è da confrontarsi con la realtà: secondo ACEA, le vendite di BEV si assestano al 4.2% nel 2023

o   La percentuale restante degli intervistati opterebbe invece per altre propulsioni (veicoli a gas naturale, FCEV)

Sulla base dei risultati dello studio, emergono risultati contrastanti riguardo il sentimento dei proprietari di BEV verso il powertrainelettrico: il 52% sceglierebbe nuovamente l’elettrico al momento della sostituzione, ma quasi il 50% degli attuali proprietari di BEV è in qualche modo insoddisfatto (contro il 30% in Europa).

Tra i fattori che incoraggiano l’acquisto di un BEV, oltre il 60% degli intervistati italiani ha indicato motivi legati alla sostenibilità ambientale, considerando il prezzo e gli incentivi governativi come principali leve (vs 54% nell’UE). D’altra parte, gli attuali costi e i problemi di ricarica/ autonomia (i.e., autonomia limitata, durata della batteria limitata, lunghi cicli di ricarica) sono i principali fattori “scoraggianti”.

A questo proposito, secondo l’80% degli intervistati italiani, i veicoli elettrici dovrebbero avere un’autonomia operativa reale di circa 600 km (stessi risultati di Spagna e Regno Unito); questo dato aumenta per la media dell’Unione Europea e per paesi specifici come Francia e Stati Uniti (>700 km). È importante sottolineare che il “range operativo reale” è ancora inferiore di circa ~30% rispetto a quanto dichiarato dagli OEM (Original Equipment Manufacturer).

Dallo studio emerge la permanenza di barriere significative rispetto all’auto elettrica”, afferma Alessandro Barmettler, Partner di Arthur D. Little Italia. “L’autonomia limitata e i lunghi tempi di ricarica risultano tra i deterrenti più forti, ma è importante dare risalto al dato relativo all’attenzione crescente nei confronti dei temi legati alla sostenibilità. Significa che nelle scelte del consumatore italiano c’è grande consapevolezza”

Nel rapporto si analizza altresì come la progressiva transizione ai veicoli elettrici offra una finestra per gli OEM cinesi: il 51% degli italiani intervistati sarebbe propenso ad acquistarne uno, principalmente (49%) per motivi di costo. Al contrario, oltre il 60% deiconsumatori europei e US non sceglierebbero un marchio cinese.

L’elettrificazione e la nuova ondata di OEM che entrano nel mercato metteranno alla prova la fedeltà dei consumatori verso il branddel proprio veicolo, poiché il 37% degli intervistati italiani cambierebbe potenzialmente marchio (contro ~30% in Europa) nel momento del passaggio a BEV, mentre per il 40% non ci sarebbero cambiamenti.

Richard Parkin, Partner di Automotive and Growth Practices di Arthur D. Little: “La nostra ricerca dimostra che l’idea di un progresso lineare verso un mondo CASE è sempre meno sostenibile, sia per i produttori che per i consumatori, che stanno rivalutando costi e benefici. Inoltre, stiamo osservando un divario crescente tra i mercati maturi di USA, Europa e Nord Asia, ormai saturi, e i mercati più dinamici, ma sensibili al prezzo, del resto dell’Asia e del Medio Oriente. Per avere successo, i produttori di automobili devono affrontare diverse sfide: convincere i consumatori a passare all’elettrico, gestire le complessità normative e geopolitiche, e affrontare l’impatto dei nuovi attori del mercato, come i produttori cinesi di veicoli elettrici, il tutto mentre aumentano la digitalizzazione.”

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